Federico Buffa

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Creberg Teatro Bergamo
Federico Buffa
06 Apr
Sabato
2019

FEDERICO BUFFA

“IL RIGORE CHE NON C’ERA”

con Marco Caronna, Jvonne Giò, Alessandro Nidi

regia di Marco Caronna

 

Dopo il fortunato debutto della scorsa estate, torna “Il rigore che non c’era”, lo spettacolo teatrale di Federico Buffa, su testo scritto a quattro mani con Marco Caronna, che partendo da alcune storie sportive, si trasforma in un affresco storico, poetico e musicale. La nuova tournée, prodotta da International Music and Arts, partirà il 7 febbraio dal Teatro Verdi di Pisa, per poi portare uno dei più acclamati storyteller italiani sui palchi di tutta Italia.

“Il rigore che non c’era” è quell’evento, magari improvviso, che ha cambiato la storia di una partita, quella metafora, talvolta inaspettata, che ha trasformato la storia di una vita. In un luogo non collocato nel tempo e nello spazio, incontriamo personaggi ad un bivio, davanti ad una scelta, condannati a raccontare e a raccontarsi.

Buffa così inizia il suo percorso che passa dalla storia di Sendero Luminoso a quella del Loco Houseman, da LeBron James al millesimo gol di Pelè. E ancora, vicende intrecciate tra loro, come quella di Elis Regina e di Sam Cooke, il tutto punteggiato dalla musica di Alessandro Nidi, che sottolinea, impreziosisce e accompagna le parole.

Sullo sfondo, una casa e la copertina di Sergeant Pepper dei Beatles, presente nella scena e nel testo. Da quella casa compare una sorta di angelo, custode e disincantato, interpretato da Jvonne Giò. In scena con Federico Buffa, uno strampalato attore interpretato da Marco Caronna, regista dello spettacolo, ed un pianista, Alessandro Nidi, compagni di viaggio nello scoprire che quel rigore ha cambiato la storia di tutti.

Federico Buffa (Milano, 28 luglio 1959) è un giornalista, e telecronista sportivo italiano. Oltre alla sua attività di telecronista di basket e commentatore sportivo, Buffa ha condotto alcune trasmissioni antologiche sempre a tema sportivo, nelle quali ha dimostrato – secondo Aldo Grasso – di “essere narratore straordinario, capace di fare vera cultura, cioè di stabilire collegamenti, creare connessioni, aprire digressioni” in possesso di uno stile avvolgente ed evocativo.